La brutalità del terrorismo a Mosca: un’analisi della guerra totale

Riflessioni sulle sulle logiche dell’attentato al Crocus City Hall


La brutalità del terrorismo a Mosca: un’analisi della guerra totale

E’ passata ormai una settimana da quando, al Crocus City Hall, nella periferia di Mosca, un gruppo di terroristi tagiki, dopo aver attaccato il personale di sicurezza, ha sparato sulla folla inerme, spingendola all’interno della sala dei concerti per poi appiccare il fuoco utilizzando un gas (simile al napalm), uccidendo più di cento persone e ferendone gravemente altrettante. Come sappiamo i terroristi sono stati catturati mentre fuggivano verso l’Ucraina ed alcuni di loro sono stati feriti durante la fuga. In questo momento sono sotto interrogatorio e, forse in futuro, sapremo meglio quali sono le dinamiche e i mandanti dell’attentato o, forse, non lo sapremo mai.

Prima di abbozzare un’analisi sulle cause o sulle logiche di quest’attentato la premessa di ogni possibile ragionamento deve essere una riflessione sulla brutalità e l’insensatezza degli attentati terroristici sulle folle e sulla sottocultura ideologica di estrema destra che ne contraddistingue i moventi. Per uccidere le persone ad un concerto devi odiare tutto un popolo, il tuo obiettivo deve essere quello di seminare terrore nell’intera società, odiare indistintamente tutti gli individui che la compongono, alimentando la paura ed il terrore in tutti gli aspetti della vita civile degli uomini, delle donne e dei bambini. Il terrorismo stragista va oltre le dinamiche di una guerra classica, ma corrisponde ad una attitudine psicologica e politica di guerra totale, nella quale l’intero popolo va annientato, chi compie questi attentati -ma soprattutto chi li concepisce – ragiona sempre in questi termini, dimostrando una concezione della guerra e dell’essere umano di natura barbarica e reazionaria. Gli effetti che l’attentato terroristico produrranno in Russia, inoltre, saranno inevitabilmente, un ulteriore riduzione della democrazia interna ed un aumento delle procedure di sicurezza e controllo sulla società. Questo è inevitabile, avverrebbe in qualunque luogo, con ogni regime, poiché è la popolazione stessa che chiede sicurezza di fronte ad una simile brutalità.

Tutto ciò non significa affatto – e su questo vorrei subito sgombrare il campo dalle ipotesi più fantasiose prodotte in Ucraina ed in occidente – che sarebbero stati i servizi segreti russi a favorire l’attentato – poiché la Russia di Putin nelle sue tattiche di guerra non ha utilizzato mai le strategie terroristiche, al contrario, almeno da venti anni subisce sul proprio territorio, sia da parte dell’integralismo islamico, sia da parte dei servizi segreti ucraini ed occidentali una costante sequela di attentati. Ciò non significa che il regime putiniano non presenti dei tratti chiaramente dispotici o che noi ci identifichiamo con la politica putiniana ma che tutta la strategia e tattica di guerra russa non ha nulla a che fare con il terrorismo stragista, tanto meno in Ucraina.

Proviamo un attimo a riflettere – invece – sulle modalità operative del terrorismo islamico – in particolare sull’Isis – sul suo strettissimo legame con l’occidente e sulle azioni che ha compiuto sia in Russia che in Iran, Iraq e Siria. Osserviamo, inoltre, con attenzione le azioni terroristiche compiute in Donbass ed in Russia ad opera dei servizi segreti ucraini ed occidentali per valutare se e quanto questa modalità operativa di conflitto sia stata utilizzata ed in quale misura. Con ciò non vogliamo affatto trarre delle conclusioni certe sull’attentato terroristico a Mosca, rispetto al quale non possiamo avere elementi certi o prove inoppugnabili, ma inquadrarlo all’interno di una logica più generale, provare ad inserirlo all’interno di un contesto in cui, almeno, può divenire intelligibile.

Cominciamo con l’Isis, di cui una sua componente – l’Isis Khorasan – , ha rivendicato l’attentato – dopo che gli Usa, immediatamente dopo l’atto, avevano accusato l’ISIS, di essere l’unico ed esclusivo responsabile. E’ possibile che gli Usa abbiano ragione dal punto di vista formale; l’unico elemento che, tuttavia, l’intero mainstream si vede bene dal far emergere – è che il terrorismo di matrice islamica, ed in particolare l’ISIS, pur avendo un ideologia propria, ha sempre operato in stretta sinergia con gli interessi della Francia, degli Usa e della Gran Bretagna in Russia, in Libano, in Siria ed in Iran, per non parlare poi dell’Africa dove i gruppi terroristici vengono coperti e finanziati direttamente dalle potenze coloniali. Quando si ragiona del terrorismo islamico e della fondazione stessa dell’ISIS non dobbiamo mai dimenticare i massacri, le stragi di civili, il terrore che i combattenti dell’ISIS hanno seminato in dieci anni di guerra siriana e di occupazioni di territori, così come non dobbiamo mai dimenticare l’esaltazione della guerra confessionale da parte di tutte le cancellerie occidentali e di Israele nei report giornalistici, nei finanziamenti e nelle cure mediche rivolte a questi macellai. D’altro canto, se si rileggono le dichiarazioni dei media occidentali dopo il massacro che gli integralisti ceceni compirono nel Beslan nel 2004 quando vengono sequestrati e muoiono più di 300 tra bambini ed insegnanti all’interno di una scuola elementare – anche per effetto dello scontro con gli agenti – la reazione dei media occidentali è furiosa contro la polizia russa, su come è intervenuta, nulla si dice sugli attentatori, il che – già nel 2004 era significativo di una russofobia e di una sottovalutazione del terrorismo islamico e dei suoi metodi quando gli attentati avvengono in Europa.

Dopo aver analizzato gli ambigui rapporti tra occidente e terrorismo islamico osserviamo i comportamenti dei vertici dello stato ucraino in questi ultimi tempi, così per analizzare se le pratiche e la mentalità terroristica siano o non siano frequenti nella tattica di guerra coordinata dall’Ucraina con la Nato. La memoria corta con cui l’informazione in occidente ci ha abituato a pensare ci ha fatto dimenticare una sequela infinita di pratiche terroristiche adottate da chi oggi vuole apparire con una candida verginità. Allora noi ricordiamo la pratica di 10 anni di cannoneggiamento in Donbass esclusivamente sui civili, il fatto che le postazioni di ADVEKKA e Bakhmut erano fondamentali ed ultrafortificate per l’esercito ucraino poiché da quelle postazioni tutti i giorni veniva cannoneggiata la popolazione civile di Donetzk ( gli obbiettivi erano tutti civili). Come dimenticare il massacro di Odessa dove tutte le persone furono arse vive all’interno della casa dei sindacati da gruppi di neonazisti supportati dal Governo? Come dobbiamo considerare – se non terroristica – la tattica del battaglione Azov durante la difesa di Mariupol e di Bakmhut in cui i combattenti ucraini sfruttando i piani superiori degli edifici utilizzando i civili che lì abitavano come ostaggi? Cosa sono gli attentati a Belgorod nei supermercati, l’attentato al giornalista russo durante la presentazione del libro a Mosca che uccide e ferisce civili? Vogliamo forse credere che le tattiche del battaglione Azov in guerra o i bombardamenti su Donetz non fossero condivise con lo stato maggiore della Nato? Non è possibile. Senza voler dilatare la pratica terroristica oltre misura noi possiamo serenamente affermare che la Nato ha adottato le pratiche terroristiche tipiche dell’estrema destra un innumerevole numero di volte e che si è sempre alleata con il terrorismo islamista reazionario per dividere i popoli del terzo mondo e ricacciarli perennemente nella barbarie feudale dell’oscurantismo. Non è un caso che in Ucraina combatta, insieme alla Nato – un distaccamento dell’Isis.

Le indagini ed il tempo appureranno se i mandanti dell’attentato al Crocus City Hall siano da ricercarsi in Ucraina, negli Usa e in Inghilterra; tuttavia, da un punto di vista più generale, un dato è certo: questi attentati sono figli della negazione totale del nemico, della sua disumanizzazione, del razzismo viscerale e della guerra del bene contro il male che l’imperialismo occidentale – nella sua visione suprematista e moralista – condivide con l’ideologia reazionaria del Sionismo in Israele e dell’integralismo islamico sunnita che vorrebbe riportare indietro la storia all’ideale mistico, cosmopolita e tribale del califfato universale.

29/03/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

Condividi

L'Autore

Francesco Cori

Pin It

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: