La logica del capitale (autore Roberto Fineschi)

Se il volume la “Logica del Capitale” venisse presentato in un consesso alla presenza di un marxista e un antimarxista chi cadrebbe prima dalla sedia?


La logica del capitale (autore Roberto Fineschi)

Se il volume la “Logica del Capitale” venisse presentato in un consesso alla presenza di un marxista e un antimarxista chi cadrebbe prima dalla sedia? Posto che probabilmente la prima categoria è più eterogenea della seconda, e non è un paradosso, la risposta rimane fortemente incerta. Con il passare del tempo direi però che, rispetto alla sua idea di partenza, il marxista sentirebbe di aver a che fare con una teoria più chiaramente interpretabile anche se meno pronta all’uso e quindi più aperta perché il libretto politico delle istruzioni sarebbe in buona parte ancora da costruire, mentre l’antimarxista vedrebbe ridurre sempre di più la propria zona di comfort percependo gli strumenti di critica tradizionali come sempre più spuntati e inefficaci rispetto alla inedita forma che la nuova Teoria del capitale sta assumendo.

Preso atto di questa intrigante particolarità del testo, per quale fondamentale motivo dovremmo considerarlo utile? In primis perché fornisce una teoria del capitale che è una analisi della modernità nel suo complesso come ben chiarito fin dall’introduzione, ossia dal punto di vista scientifico non si esaurisce con il tipo di capitalismo inglese ottocentesco (basato sull’operaio di fabbrica) che ha costituito il laboratorio per Marx, e altresì perché nel dipanarsi del testo chiarifica una struttura logica che permette di spiegare i tratti peculiari di questa modernità come la natura delle crisi capitalistiche, la conflittualità tra capitale e lavoro, le tendenze della globalizzazione, della cooperazione e automazione del lavoro, il ruolo della finanza nel processo di espansione capitalistico ecc. In sostanza fornisce solide basi a monte su cui poter poi sviluppare a valle una analisi della situazione concreta a partire dalla quale impiantare una proposta politica.

In particolare nel capitolo sesto si chiarisce questo doppio piano. Qui possiamo comprendere in modo approfondito come a monte queste solide basi teoriche rinnovate rafforzano l’impalcatura rispetto ad esempio alla classica critica rivolta al Capitale in merito alla trasformazione dei valori-lavoro 1 in prezzi di produzione e quindi della contraddittorietà tra il primo e il terzo libro del Capitale, al contempo possiamo comprendere come a valle l’apertura all’analisi concreta farebbe cadere le tradizionali critiche alla tendenza della caduta del saggio di profitto quale processo che determinerebbe il controverso, in quanto necessario, passaggio dal capitalismo al socialismo.

Questo nuovo ed interessante impianto teorico, così resistente alle usuali critiche rivolte al Capitale, è reso possibile nell’opera dalla combinazione di due solidi strumenti: il metodo e l’esegesi.

Iniziando dal primo vediamo che per Weber “la metodologia può sempre essere soltanto un’auto-

riflessione sui mezzi che hanno trovato conferma nella prassi” e l’impressione è che sia proprio la profonda conoscenza delle opere di Marx che consente all’autore di esporne così bene il metodo a partire dall’introduzione. Questo metodo da un lato è lontano dalla ottocentesca schematizzazione positivistica e dall’altro coincide con il “reale” metodo scientifico, che vale in tutte le latitudini del sapere scientifico dalla rivoluzione scientifica galileiana ai nostri giorni. Gli scienziati formulano per ipotesi l’esistenza di modelli astratti (o mondi controfattuali) privi di parti della realtà. Queste realtà controfattuali espresse nei modelli astratti non sono presenti davanti agli occhi degli scienziati, ma proprio per quello consentono di catturare le relazioni più profonde della realtà che altrimenti i loro occhi non riuscirebbero a scorgere. Da questo livello d’astrazione poi gli scienziati “concretizzano” il modello reinserendo una per una le caratteristiche reali tralasciate in modo da giungere infine a relazioni più articolate che consentono di spiegare. Ricordiamo che nel primo libro del Capitale le merci si scambiano in termini di valore-lavoro mentre nel terzo in termini di prezzi di produzione.

Finalmente, ciò che in prima istanza era precluso alla visione. Così come i fisici ragionano su mondi immersi nel vuoto popolati da corpi privi di massa per poter spiegare poi una realtà fatta di corpi con una massa che incontrano resistenza, così gli economisti possono inizialmente astrarre dalla concorrenza o dalle dinamiche finanziarie per poi ritrovarle successivamente. Con questa consapevolezza l’autore individua quattro modelli nel Capitale a un diverso grado di concretezza il cui sviluppo è comprensibile a partire dall’unità di analisi che Fineschi non smette mai di ricordare che è la merce non il prodotto (che diventa merce nello scambio).

Così la teoria del valore-lavoro risulta sostituita dalla teoria merce-denaro in quanto la merce, come spiegato nel secondo capitolo che tratta del primo modello della circolazione semplice, risulta essere la cellula economica dell’analisi da cui poi tutto il processo si dispiega. In definitiva, dal punto di vista più “pratico”, la struttura descritta dei diversi livelli di astrazione consente di porre ordine su come organizzare il caotico flusso di citazioni estrapolate da Marx che a torto si pretende siano sempre da valutare sullo stesso piano e soprattutto di rendere l’impianto teorico marxiano da un lato meno reinterpretabile dal cospicuo ed eterogeneo insieme di marxismi e dall’altro più solido rispetto alle critiche di incoerenza di tipo

neoclassico.

Per cogliere questo importante risultato non basta il metodo ma occorre l’esegesi, ovvero una interpretazione critica del testo che sappia innanzitutto discriminare attraverso l’analisi filologica tra elaborazioni compiute attribuibili a pieno titolo a Marx, elaborazioni intermedie e pezzi di opere, se non addirittura opere intere, che non possono in alcun modo essere attribuite a Marx. 

Qui arriva il piatto forte di questo testo che è scritto alla luce della nuova edizione storico-critica delle opere di Marx ed Engels (Marx-Engels-Gesamtausgabe – MEGA) che ne modifica radicalmente il panorama interpretativo.

L’esegesi descritta informa tutta l’opera ed è chiarificata soprattutto nel capitolo cinque e nelle appendici C,E,F e G. Qui in particolare si può verificare la ricchezza interpretativa che riorganizza il pensiero di Marx sulla base di quale opera, edizione, capitolo, paragrafo si possano legittimare i più rilevanti concetti della teoria marxiana, restituendoci al fin della lettura letteralmente un nuovo Marx e a seguire delle nuove prospettive di analisi ed interpretazione politica.

In conclusione possiamo affermare che il solido combinato disposto di metodo ed esegesi restituisce una analisi limpida e strutturata della logica del Capitale articolata, come già accennato, su quattro modelli posti a differenti livelli di astrazione, che meritano un focus specifico su come vengono sviluppati nel volume. Già nell’Introduzione troviamo enucleati i quattro modelli poi affrontati approfonditamente nei capitoli successivi. Nel secondo capitolo troviamo il primo modello del mondo della circolazione semplice, in cui per costruzione tutti gli scambi hanno luogo e quindi tutte le merci sono realizzate: qui la socialità del sistema si afferma ex post attraverso gli scambi. Nel terzo e quarto capitolo è descritto il secondo modello che si pone come superamento della circolazione mercantile semplice che aveva la merce come scopo, per così affermare un modello più avanzato in cui il capitale è il momento iniziale e finale del processo e la merce ne diviene il mezzo: qui si supera il momento della produzione come lavoro privato e si generalizza la socialità della produzione con il carattere cooperativo del lavoro, tanto che la manifattura e la grande industria rappresentano due epoche interne a questo secondo modello. Nel capitolo quinto e sesto troviamo dispiegato il terzo modello che descrive l’azione reciproca dei molti capitali, ossia la concorrenza: a questo livello vengono affrontate in modo innovativo dall’autore sia la questione della trasformazione dei valori in prezzi di produzione (basandosi sul capitolo X del terzo libro del Capitale, non il capitolo IX) e della caduta tendenziale del saggio di profitto. Nel capitolo settimo e ottavo troviamo il quarto modello, quello a un maggiore livello di concretezza perché comprende il credito e il capitale azionario e quindi racchiude la “totalità” del movimento del capitale: qui sono presentati concetti quali credito monetario e tasso d’interesse che consentono di comprendere i processi di capitalizzazione e accumulazione, in sostanza di comprendere le categorie fondamentali alla base della teoria della finanziarizzazione e delle crisi speculative.

12/04/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Vadim Bottoni

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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