Kina e Yuk alla scoperta del mondo

Recensione di un film di avventura per bambini sulla questione ambientale 


Kina e Yuk alla scoperta del mondo

Dopo appena venti minuti e una bella scorpacciata di pop corn mia figlia si è addormentata. La sala era vuota forse per l’orario, le 15 del pomeriggio, forse per il costo proibitivo , 17 euro un adulto e un bambino, di questa famosa catena di cinema (“The Space”) davvero molto cara, tant'è che dopo venti minuti complice la iniziale intollerabile maratona pubblicitaria che conduce all’inizio del film già stanchi, o la struttura basata sulla voce narrante tipo fiaba, fatto sta che morfeo ha preso il sopravvento. Che dire, partendo da questo elemento diviene davvero difficile scrivere la recensione di un film per bambini che fa addormentare i bambini. Ma immaginando che il nostro sia un caso particolare vale comunque la pena sottolineare alcuni aspetti se non altro sociali che si ritrovano in quest’opera e che sempre più spesso si ritrovano in opere simili di questo periodo storico. La trama è semplice e lineare, una classica storia di avventura non molto originale in cui i personaggi, una coppia di volpi artiche, trovandosi separate per ragioni di forza maggiore faranno di tutto per riunirsi affrontando una serie di avversità che le portano financo ad incontrare la civiltà umana. 

La cosa interessante però di questo film è che, quasi senza mediazione, vengono presentati i temi più scottanti del cambiamento climatico, producendo anche un certo effetto di sensibilizzazione, da una prospettiva prettamente antropocentrica

Nel film infatti quella che prima abbiamo chiamato  “la forza maggiore” che ha separato i personaggi dando il là al filo narrativo è proprio il surriscaldamento climatico ed il conseguente scioglimento dei ghiacciai. Questa tragedia è ben descritta e lo spettatore ad un certo punto ne viene coinvolto ma non c’è modo di comprenderne le cause reali finendo per essere un’opera senza catarsi, senza un finale che consenta di “uscirne vivi”. 

In effetti se nell’approcciare le sacrosante questioni ambientali si commette l’errore clamoroso di mettere sul tavolo degli imputati l’uomo in quanto tale e non la società capitalistica, cosa che in modo neanche troppo velato fa quest’opera,  bene allora l’unico finale possibile sarebbe l’estinzione dell’uomo giusto in tempo prima che non si estinguano tutte le attuali specie animali. Anche se le riprese sono belle ed è lodevole il tentativo di trattare la questione ambientale nella prospettiva di renderla comprensibile ai bambini si tratta di un’opera di cui sconsigliarne la visione, non completamente definibile come opera reazionaria solo perchè nel finale è appena tratteggiata una vena di umanità che ne rende tollerabile la visione ma è davvero troppo poco.

16/03/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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