Il contraddittorio sviluppo dei Brics

Con l’allargamento le potenzialità dei Brics di offrire un contrappeso alle forze dell’imperialismo si accrescono in maniera significativa e con l’affermarsi di un assetto più multilaterale il dominio unipolare dei paesi imperialisti sembra volgere al termine.


Il contraddittorio sviluppo dei Brics

La sinistra antimperialista ha dato, a ragione, grande rilievo all’incontro dei Brics in Sudafrica. In tale assise si è affrontata una questione di grandissima importanza quale la sostituzione del dollaro nelle transazioni internazionali. Si tratterebbe di un passaggio di primaria importanza che potrebbe infliggere un colpo durissimo alla principale e più aggressiva potenza imperialista: gli Stati Uniti. Questo paese può continuare a investire innumerevoli risorse in armamenti e piani per affermare le forze reazionarie a livello internazionale, può perpetuare lo sfruttamento più radicale dei propri stessi proletari, solo grazie al signoraggio del dollaro. Sino a che la maggioranza degli scambi internazionali saranno effettuati in dollari gli Stati uniti possono continuare a sfruttare tutti gli altri paesi del mondo, importando molte più ricchezze di quante sono da loro esportare. Lo squilibrio sempre più spaventoso della bilancia commerciale, mortale per qualsiasi altro paese, non ha significative ricadute sugli Stati Uniti che possono stampare più moneta delle ricchezze reali possedute, in quanto la propria valuta, fondamentale per gli scambi commerciali internazionali, è richiesta e appare indispensabile a tutti gli altri paesi.

Per quanto questa misura non è certo all’ordine del giorno, appare molto importante che sia stata comunque una delle questioni più rilevanti discusse nell’incontro dei Brics. Senza contare che negli scambi già in atto fra i paesi che ne fanno parte la percentuale di dollari nelle transizioni internazionali è in costante diminuzione.

L’altra questione fondamentale che è stata affrontata è quella dell’allargamento dei Brics a fronte dei molteplici candidati, ben quaranta, che hanno presentato domanda di ammissione. Senza contare che moltissimi paesi hanno partecipato, in diverse vesti, a questo incontro. L’allargamento, voluto in particolare da Cina e Russia, osteggiato in primo luogo dall’India e, in misura minore, dal Brasile e in parte anche dal Sudafrica, per non accentuare la contrapposizione con in paesi imperialisti, ha avuto un successo dal punto di vista quantitativo inaspettato. Il numero dei paesi che parteciperanno a questa assise, cioè a quelli che erano definiti con l’acronimo di Brics, è da subito più che raddoppiato con l’aggiunta ai cinque paesi che già ne facevano parte di ben sei neo immessi. In tal modo, le potenzialità di questi paesi di poter offrire un contrappeso alle forze congiunte dell’imperialismo, ben rappresentate dal G7 e dalla Nato, si accrescono in maniera significativa. Così quella condizione spaventosa che si era venuta a creare dopo la fine della guerra fredda, di dominio unipolare dei paesi imperialisti, sotto l’egida degli Stati Uniti, sembra finalmente volgere al termine. In effetti, si sta sviluppando una dinamica che tende ad affermare un assetto decisamente più multilaterale e che appare difficilmente inarrestabile.

D’altra parte, dal punto di vista qualitativo l’allargamento dei Brics lascia certamente a desiderare. Fra i sei paesi scelti per ampliare il numero dei partecipanti almeno tre sono decisamente Stati reazionari. Fra i due neo immessi figurano due monarchie assolutistiche, fondate su una concezione teocratica e patrimoniale del potere, in cui il paese intero è proprietà privata del clan dominante. Si tratta di paesi in cui mentre la lotta di classe dall’alto ha il totale appoggio del potere costituito, la lotta dal basso è completamente vietata e repressa nel modo più violento. Sciopero e sindacati sono completamente banditi, le lotte per l’emancipazione della donna è repressa nel modo più violento, non è possibile portare avanti nessuna concezione antimperialista e tanto meno socialista o comunista. Sono vietati i partiti politici e non sono tollerare qualsiasi forma di rappresentanza autonoma delle classi o del genere subalterno. Non esiste l’habeas corpus, la libertà di stampa, di religione, di pensiero, di parola. Quindi non solo non vi sono i diritti economici e sociali propri della tradizione socialista e comunista, ma sono completamente tabù anche i diritti politici democratici e persino i diritti negativi della tradizione liberale.

Peraltro, tale allargamento è avvenuto nel momento decisamente più inappropriato e controproducente. In effetti, proprio immediatamente prima dell’ammissione dell’Arabia Saudita, è esploso l’ennesimo e spaventoso scandalo, che ha visto persino l’organizzazione statunitense volta a difendere i diritti umani, sorta e affermatasi sotto l’egida di Soros, Human rights watch denunciare, con ampia dovizia di prove, come il governo e lo Stato saudita, di fatto coincidenti, hanno sistematicamente sterminato, persino con armi pesanti e con ampio uso dell’artiglieria centinaia, se non migliaia di lavoratori stranieri e profughi che tentavano di vendere la propria forza lavoro nel paese. I feriti dai colpi di artiglieria venivano sistematicamente finiti nei modi più brutali, mazze di ferro, pietre etc., mentre i superstiti sono sistematicamente stati sottoposti a spaventose torture.

Abbiamo poi gli Emirati Arabi Uniti, protagonisti con i sauditi della spaventosa aggressione allo Yemen, sostenitori con essi dei più estremisti fomentatori del fondamentalismo islamico, il wahabitismo, che è generalmente il brodo culturale da cui si viene sviluppando il terrorismo islamista. Peraltro gli Emirati Arabi hanno sotto l’egida di Trump firmato un accordo per normalizzare i rapporti con i sionisti che hanno occupato e dominano imperialisticamente sulla Palestina. Accordo al quale pare si apprestino a entrare gli stessi sauditi, che pretendono in cambio il pieno appoggio degli Stati Uniti alla costruzione di un arsenale di armi di distruzione di massa, a partire dagli ordigni atomici.

Non paghi i Brics hanno accolto nel loro seno l’Egitto, governato da una dittatura militare espressione della classe dominante, che si è distinto per la spaventosa repressione di ogni forma di opposizione e di organizzazione autonoma delle classi subalterne. Si tratta di uno dei peggiori esempi di bonapartismo regressivo e del primo grande paese arabo a collaborare, di fatto, con i sionisti che occupano la Palestina. Infine, tutti e tre questi paesi sono da lungo tempo stretti alleati degli Stati uniti e Stati decisamente filoimperialisti. In tal modo, il ruolo di contrappeso che i Brics potrebbero svolgere nei confronti del blocco dei paesi imperialisti viene decisamente messo in questione. Più o meno sarebbe l’equivalente del fare entrare nella Nato la Repubblica Democratica Popolare di Corea, Cuba e il Venezuela.

Anche la scelta di dare accesso, in via preferenziale, ai Brics a Etiopia e Argentina suscita qualche dubbio. In Argentina nelle primarie che si sono svolte prima del vertice si è affermato un candidato dell’ultradestra iperliberista, che vuole tra l’altro adottare come moneta nazionale il dollaro e liberalizzare il traffico di organi. Al secondo posto, peraltro, si è piazzato il candidato della forza neoliberista che ha condannato l’Argentina prima al default e ora a uno spaventoso debito pubblico. Terzo è giunto il candidato liberista peronista, appoggiato persino dall’imperialismo statunitense, che ha sconfitto il candidato dei movimenti sociali. Sostanzialmente è quasi certo che a breve l’Argentina avrà un governo liberista e filoimperialista. Certo, si potrebbe immaginare che presumibilmente, l’entrata nei Brics potrebbe servire all’Argentina a evitare un’affermazione nelle prossime elezioni della destra più estrema e subalterna all’imperialismo statunitense, d’altra parte il paese avrà quasi certamente un governo liberista e, al contempo, alleato degli Stati Uniti.

Per quanto riguarda l’Etiopia si tratta di un grande paese africano, e questo è certamente importante, ma anche di uno Strato che dinanzi allo spaventoso massacro in Arabia Saudita di immigrati, in massima parte etiopi, non ha trovato niente di meglio che lamentare la tragedia, senza denunciarla come un crimine contro l’umanità.

Infine, abbiamo come ultimo paese entrato nei Brics l’Iran. In questo caso si tratta di un paese certamente anti-imperialista, anche se ultimamente ha stabilito buoni rapporti con l’Arabia Saudita e, se tutto va bene, dovrebbe ristabilire rapporti meno tesi persino con gli Stati Uniti. Tutto ciò è certamente da una parte un bene, in quanto rende indubbiamente meno probabile un’aggressione imperialista contro questo paese. D’altra parte, la possibile tregua con gli Stati Uniti è certamente finalizzata dalla volontà di questo paese di concentrare le forze per la guerra, in primo luogo contro la Russia e, subito dopo, contro la Cina.

Senza contare che l’entrata nei Brics di Iran insieme ad Arabia Saudita ed Emirati ha un significato estremamente negativo, in quanto si tratta di tre paesi in prima fila nella lotta contro l’emancipazione della donna, un aspetto centrale della lotta di classe.

Senza contare che tra i paesi che volevano entrare a far parte dei Brics vi erano paesi progressisti, antimperialisti e fautori dell’emancipazione della donna come Cuba e Venezuela, governati, rispettivamente, da comunisti e socialisti.

15/09/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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